La ritenzione idrica è un disturbo piuttosto diffuso che colpisce, con diversa intensità, milioni di persone e soprattutto le donne (30 % della popolazione italiana femminile). All’origine del problema possono esistere gravi patologie come disfunzioni cardiache o renali, infiammazioni severe e reazioni allergiche. Spesso però il principale responsabile della sindrome è uno stile di vita sbagliato, la cui semplice correzione può apportare notevoli benefici.
Si possono distinguere:
• Ritenzione secondaria – Si tratta di ritenzione idrica secondaria a patologie spesso gravi, fra cui sono da citare l’insufficienza renale, l’insufficienza cardiaca, le patologie alla vescica o al fegato, l’ipertensione ed il linfedema. Ovvio che il trattamento della ritenzione passa attraverso la cura della patologia.
• Ritenzione iatrogena – L’abuso di farmaci, derivante dalla cattiva abitudine di voler risolvere ogni piccolo problema con un farmaco, può portare a ritenzione idrica. Le classi di farmaci responsabili sono sostanzialmente quattro: antinfiammatori, cortisonici, terapia ormonale sostitutiva (menopausa) e contraccettivi. Va evidenziato che la ritenzione è provocata dall’uso prolungato e massiccio di farmaci, mentre un uso corretto e appropriato non è responsabile di notevoli alterazioni idriche in un soggetto sano.
• Ritenzione alimentare – Il sodio è uno dei principali imputati quando si parla di ritenzione idrica, ma questo è vero solo se alcuni meccanismi (meccanismi di assorbimento) funzionano male. Ciò significa che non è l’unico e sicuro responsabile.
• Ritenzione circolatoria – È quella che dovrebbe chiamarsi primaria. La ritenzione idrica è caratterizzata dalla tumefazione dei tessuti molli, a causa dell’accumulo di liquidi negli spazi interstiziali fra una cellula e l’altra. L’origine della ritenzione è la stasi della circolazione dovuta al venire meno del corretto funzionamento del sistema venoso e di quello linfatico. A causa della mancanza di tonicità delle pareti venose, le valvole a nido di rondine che sono deputate a gestire il ritorno venoso non funzionano bene e il sangue in parte ristagna nelle vene, provocando un flusso di liquido dalle vene (degli arti inferiori e in particolare nelle caviglie) agli spazi interstiziali delle cellule.